Sacra Sindone Tra fede, mistero storico e scientifico di Gian LucaTodini Documento è tratto da: Rivista: Templari n.2 (Trentini
Editore)
Indice Argomenti
1. Introduzione 2.
Descrizione della Sindone 3. La ricerca 4. Da Gerusalemme
a Torino, passando per i Templari

Introduzione
La Sindone, il lenzuolo di lino che secondo la tradizione ha avvolto
il corpo flagellato di Gesù Cristo, come descritto nel Vangelo,
rimane un affascinante mistero: non è bastata, infatti, la
radiodatazione al Carbonio 14 per convincerci della "falsità"
del telo. La linea di pensiero "scettica", che indica la
Sindone come un clamoroso falso medievale non ha convinto i molti
scienziati, storici e tecnici che, oggi più che mai, si stanno
adoperando per fornire dei seri riscontri al mistero della fede rappresentato
dalla Sacra Sindone. Attualmente il telo è conservato in una
teca all'interno del duomo di Torino, sotto il palco reale. La Sindone
è mantenuta distesa, quindi non piegata o arrotolata come
nel passato, in atmosfera inerte ed umidità controllata.
Descrizione della Sindone
Le evidenze oggettive riscontrabili sulla Sindone sono di due
tipi fondamentali: le tracce ematiche (sangue umano, gruppo AB negativo,
DNA maschile) e l'immagine impressa sulla stoffa, detta immagine
sindonica. Mentre le tracce di sangue risultano comprensibilmente
state assorbite dal telo a contatto con le ferite stesse, la formazione
dell'immagine sindonica risulta difficilmente spiegabile. Prossimamente
saranno eseguiti dei nuovi esperimenti (ad esempio, l'esame della
fluorescenza) proprio per tentare di dare una spiegazione scientifica
a questo fenomeno. Una curiosità: l'immagine è un negativo
naturale, quindi per osservare il vero volto corrispondente all'immagine
Sindonica è necessario produrre un negativo da fotografia
(figura 1.b). Non è così, invece, per le tracce ematiche,
visibili in "positivo".
L'esame della Sindone mostra, senza alcun dubbio, la perfetta
corrispondenza tra la descrizione delle torture subite da Gesù
e le evidenze oggettive riscontabili nel telo: sono ben evidenti,
ad esempio, i segni prodotti dalla "corona di spine", la
ferita al costato e nei polsi, oltre 120 ferite da flagello sulla
schiena, sui glutei e sulle gambe, la posizione sollevata del petto
indice di difficoltà respiratoria dovuta alla crocifissione,
la particolare posizione dei piedi, tipica dell'inchiodamento. Non
solo, molti studiosi concordano sul fatto che le ferite ai polsi
sono state inferte su un uomo vivo, mentre la ferita al costato è
stata inferta su un cadavere. Questo concorderebbe con il "trattamento"
subito da Gesù, come descritto nel Vangelo.
 La Sacra Sindone distesa
La ricerca
La Chiesa, nell'aprile 1988, dispone un importante esame scientifico
sulla Sindone, allo scopo di datarne l'origine. Definito il protocollo
degli esami, disposti su tre campioni diversi casualmente assegnati
ad altrettanti laboratori (Oxford, Zurigo, Boston), viene eseguito
il prelievo dei reperti. La datazione al radiocarbonio ha stabilito
l'origine della Sindone tra il 1260 e il 1390, ciononostante molti
studiosi hanno messo in discussione tale risultato, sollevando forti
dubbi sulla validità dell'esame, a mio parere del tutto condivisibili.
Quali sono le tesi di questi studiosi?
Innanzi tutto si deve ricordare che il telo subì un grave
incendio nel periodo in cui era custodito a Chambery, precisamente
nella notte tra il 3 ed il 4 dicembre del 1532. L'incendio potrebbe
aver apportato delle modifiche tali da "ringiovanire" il
telo alla datazione con C14.
Validi esperimenti hanno tentato di riprodurre con una certa fedeltà
le condizioni di stress termico al quale fu sottoposta la Sindone
nell'incendio di Chambery. Negli esperimenti condotti, ad esempio,
dal sindologo italiano Mario Moroni, membro del Centro Internazionale
di Sindonologia di Torino, il risultato è stato un errore
di datazione di circa 300 anni. Lo stesso studioso ha ipotizzato
la possibilità che la Sindone sia stata esposta ad un irraggiamento
da fonte protonica/neutronica. Quest'evenienza, da sola, produrrebbe
un errore di datazione di circa 500 anni. Se però una tela,
dopo aver subito irraggiamento protonico/neutronico, subisse i danni
di un incendio come quello di Chambery, l'errore sarebbe di circa
700 anni (invece di 300). In definitiva l'errore totale sarebbe di
500 + 700 = 1200 anni circa, cioè porterebbe la datazione
della Sindone intorno al primo secolo. Ci si può chiedere
quale mai sia stato l'evento misterioso che avrebbe determinato l'irraggiamento
del lino. Forse l'energia sprigionata dalla resurrezione stessa del
Cristo?
Altri studiosi hanno messo sotto accusa la datazione al C14. Lo
scienziato russo Dmitri Kouznetsov, direttore dei E.A. Sedov Biopolymer
Research Labotatories di Mosca, nel 1995 dimostrò sperimentalmente
che l'incendio del 1532 ha modificato cospicuamente la quantità
di carbonio radioattivo presente nella Sindone. Lo scienziato statunitense
Leoncio Garza Valdés ha verificato la presenza di un complesso
biologico composto da funghi e batteri che ricopre i fili sindonici
come una patina e che non è eliminabile con i normali sistemi
di pulizia. Anche per questo studioso, tutto ciò permette
di ricondurre la datazione della Sindone al primo secolo. Altre pubblicazioni
dimostrano una discrepanza di circa 1000 anni tra la datazione al
C14 di una mummia egizia (conservata nel Museo di Manchester) e delle
bende che la avvolgevano.

|

|
Il negativo fotografico del volto della Sindone
|
La miniatura del codice di Pray, raffigurante il corpo di Gesù mentre viene avvolto nel sacro sudario |
Torniamo sulla formazione dell'immagine Sindonica. Al momento
nessuno studioso ha saputo indicare, con certezza scientifica, un
metodo conosciuto che possa produrre una figura come quella della
Sindone. In base alle analisi compiute, l'immagine non è frutto
di dipinto e non si tratta di una stampa (assenza di colori ed inchiostri,
come confermato da Alan Adler, professore di chimica della Western
Connecticut State University). Inoltre non sono stati riscontrati
pigmenti, polveri colorate o impasti. Recentemente è stata
compiuta una scannerizzazione (importazione in formato immagine elettronico)
della superficie posteriore del telo sindonico. Questa parte non
è visibile poiché posteriormente il telo è cucito
su una fodera (detto telo d'Olanda). La rilevazione ha portato ad
una interessante evidenza scientifica: nel lato posteriore non si
vede alcuna immagine, ma solo i risvolti di sangue. All'analisi ad
"occhio nudo" è stata affiancata una analisi tramite
algoritmi matematici, che definitivamente esclude la presenza di
una immagine, seppur debole, corrispondente a quella presente nel
lato visibile. Questo escluderebbe una lunga serie di tecniche di
falsificazione, come, ad esempio, quella più volte citata
di "strinatura", cioè il contatto del telo con bassorilievo
surriscaldato, in modo da produrre l'ingiallimento per bruciatura.
Con questa tecnica si sarebbero dovute osservare tracce anche nella
superfice posteriore. Inoltre l'immagine ottenuta sarebbe deformata,
mentre l'immagine della Sindone sembra prodotta come per proiezione
ortogonale. L'analisi comunque non negherebbe, come causa di generazione
dell'immagine, l'irraggiamento nucleare (ancora la resurrezione?):
questa misteriosa energia spiegherebbe, da sola, sia l'errore alla
datazione al C14 che l'enigmatica formazione dell'immagine sul telo.
Da Gerusalemme a Torino, passando per i Templari
Vi sono delle prove scientifiche che indicano in Gerusalemme (o
comunque la zona nei pressi della Città Santa) il luogo di
provenienza del telo della Sindone: la presenza di particolari pollini
specifici dell'area Siriana-Palestinese, in particolare la Gundelia
Tournefortii. Questo dato è stato recentemente confermato
da due ricercatori dell'Hebron University of Gerusalem.
Alcuni studiosi, già dal 1954, individuarono le tracce
di due monete romane applicate sulle orbite oculari del volto della
Sindone. Un numismatico riconobbe, nell'impronta, una moneta fatta
eseguire da Ponzio Pilato tra il 29 e il 32 d.C. Questa pratica apparentemente
bizzarra aveva un fine pratico e di uso comune: non far riaprire
gli occhi del cadavere, a causa delle possibili contrazioni nell'immediato
periodo che segue il trapasso.
Inoltre, a quanti affermano che non vi sono documentazioni storiche
sulla esistenza della Sindone nel primo secolo, si deve far notare
che i cristiani, vivendo in condizioni di semi clandestinità,
subirono certamente tensioni e timori, in particolare i custodi della
Sindone, considerata dalla religione ebraica oggetto impuro perché
"contaminato ritualmente" dal sangue del condannato.

Il percorso della Sindone. Il passaggio da Gerusalemme a Costantinopoli
è probabile, mentre quello che la porta da Costantinopoli
a Lirey (passando forse per Atene) è ancora oscuro, legato
probabilmente ai Templari. Ci sono invece tracce storiche documentate
del passaggio da Lirey fino a Torino
Ipotizziamo, dunque, in Gerusalemme, 30 d.C., le prime coordinate
del tragitto compiuto dalla Sindone (figura 2). Il professor Karl
Heinz Dietz, dell'Università di Wurzburg, si sta occupando
della ricostruzione del tragitto compiuto dalla Sindone nel primo
millennio. Gli studi confermano la presenza della Sindone ad Edessa
dal VI al X secolo. Gia nel secondo secolo si parla di un Santo Volto
di Cristo, su stoffa, venerato ad Edessa, oggi Urfa, in Turchia.
Nel 544 è documentata la presenza nella stessa città
di un telo raffigurante il volto di Gesù che molti, come anche
lo storico Ian Wilson, identificano come la Sindone, piegata in modo
da non mostrare il corpo seminudo e martirizzato del condannato.
Nei documenti si parla di un'immagine achiròpita, cioè
non fatta da mani umane. Questa "Sindone Piegata" viene
chiamata Mandylion. Conferme sul fatto che il Mandylion coincide
con il telo oggi conservato a Torino, vengono dalla rilettura degli
atti di Taddeo, che descrivono interessanti particolari sulla modalità
di piegatura del telo, riconoscibili sulla Sindone stessa. Inoltre
ci sarebbe identità tra il volto della Sindone e le copie
del Mandylion con oltre un centinaio di punti di sovrapponibilità
fra le due figure (per il criterio legale americano sono sufficienti
60 punti per affermare che due immagini si riferiscono alla stessa
persona). Nel 944 il Mandylion è portato a Costantinopoli,
in seguito ad uno stretto assedio dei Bizantini. Una interessante
osservazione: l'asimmetria degli arti inferiori che si osserva sul
lenzuolo torinese (gamba sinistra più flessa) fa nascere,
in quel periodo, la leggenda del Cristo zoppo, riprodotta (gia intorno
al 1000) dagli artisti con la cosiddetta "curva bizantina"
e con il poggiapiedi della croce inclinato. Ci sono poi testimonianze
che indicano la venerazione, nel 1147, di Luigi VII, re di Francia,
alla Sindone, durante la visita a Costantinopoli. La conquista di
Costantinopoli per mano dei crociati nel 1204 (quarta Crociata),
fa perdere le tracce della Sindone, che misteriosamente riappare,
dopo circa 150 anni, in Europa. Chi portò la Sindone in Europa?
Chi altro se non i Cavalieri dell'Ordine militare e religioso più
sospettato di tutti i tempi? I Templari naturalmente. Gli elementi,
comunque, per credere che siano stati proprio loro, ci sono tutti.
Anche il recente film di Pupi Avati, "I Cavalieri che fecero
l'impresa" accosta la Sindone ai Templari, anche se in modo
non proprio "positivo", come a confermare questo desiderio
di tenebrosità che aleggia da 700 anni sull'Ordine crociato
del Tempio. La storia, documentata, ci dice che la Sindone ricomparirà
a Lirey, in Francia, nel 1353 nelle mani di Goffredo di Charny, che
tre anni dopo la affiderà ai canonici di Lirey, presso Troyes,
in Francia.
 Il pannello di Templecombe, in Inghilterra
Non sappiamo ancora quando e come la Sindone sia giunta a Goffredo
di Charny, fonti documentate, comunque, indicano la presenza della
Sindone ad Atene l'anno successivo al sacco che seguì l'assalto
crociato di Costantinopoli. Un crociato potrebbe aver trafugato la
reliquia ed averla portata in Grecia. Il fratello di Goffredo ottenne
due importanti feudi proprio in Grecia, questo fatto indica il legame
stretto tra la famiglia Charny e la Grecia, quindi la certa presenza
degli Charny in questa regione. Quali collegamenti ci sono tra i
Charny e i Templari? Basta sapere solo che nel 1314 bruciava sul
rogo, insieme all'ultimo Gran Maestro dei Templari Giacomo de Molay,
un certo Goffredo (I) de Charnay (o Charny?), Comandante Templare
di Normandia e (forse) parente avo del Goffredo possessore certo
della Sindone nel 1353!
Non sono ancora chiare le vere cause della persecuzione subita
dai Templari che portarono al rogo del 1314. Molti "templaristi"
sostengono che la Sindone era già da diverso tempo in mano
ai Templari e che Charnay fu torturato per fargli confessare il segreto
su di un particolare tesoro: proprio il Sacro Lino. Forse i Charny,
custodi della Sindone, portarono la stessa in Francia, insieme a
tante altre reliquie, dopo la sconfitta Crociata. Qui avrebbero tenuto
nascosto, e venerato in segretezza, il telo ai primi indizi di pericolo
che incombevano sull'Ordine. Tra l'altro una delle accuse, formulate
dagli inquisitori ai Templari, era quella di culto segreto ad un
"Volto", che sembra riprodotto dalla immagine della Sindone.
In Inghilterra, nel castello di Temple Combe appartenuto ai Templari,
è stato trovato un dipinto raffigurante il volto di un uomo
del tutto simile a quello della Sindone. Questo quadro nasconde una
serratura che permette l'accesso ad una piccola nicchia ove, per
gli storici più "arditi" potrebbe essere stata conservata,
per qualche tempo, la preziosa reliquia. Tornando agli spostamenti
documentati, nel 1453 Margherita di Charny, discendente di Goffredo,
cede il Lenzuolo ad Anna di Lusignano, moglie del duca Ludovico di
Savoia, che lo custodirà a Chambéry, teatro del tragico
incendio del 1536. Infine, Emanuele Filiberto, il 14 settembre del
1578, trasferisce la Sindone a Torino, per abbreviare il viaggio
a S. Carlo Borromeo che vuole venerarla per sciogliere un voto, ma
la Sindone non sarà più riportata a Chambéry.

Giacomo De Molay, l'ultimo Gran Maestro dei Templari, bruciato
sul rogo, nel 1314, insieme a Goffredo de Charnay, forse avo dell'omonimo
Goffredo certo custode della Sindone, almeno dal 1353
Altre ipotesi e teorie, più o meno fantasiose quanto improbabili,
sull'intervento Templare nelle vicende che segnano la storia della
Sindone, sono numerose. Alcune di esse indicherebbero che il vero
uomo corrispondente alla immagine impressa sul telo è l'ultimo
Gran Maestro, Giacomo de Molay (figura 3), proprio colui che fu arso
sul rogo insieme a Goffredo de Charnay.
Tra fede, storia e scienza, il mistero proposto dalla Sindone
è vivo e acceso più che mai. Non ci resta che cercare
di "comprendere", per quanto possibile, questa testimonianza
unica al mondo. Il Papa stesso, all'indomani dell'ostensione del
1997 dopo la nuova collocazione, in un discorso pubblico, esorta
lo studio della Sindone senza posizioni precostituite "che non
diano per scontati risultati che non lo sono...".
Il
nostro Ordine
I Templari
La Cavalleria
Biblioteca
Alleanze
Bacheca 
|