LA
CAVALLERIA MEDIEVALE
Premessa
La cavalleria è una delle più belle istituzioni
nate dal seno della Chiesa nel medioevo. Essa non coincide esattamente
con la nobiltà feudale, sebbene sia costituita prevalentemente
da nobili e la maggioranza dei baroni feudali siano cavalieri, ma
è un ordine distinto, nel quale i nobili si inseriscono mediante
una cerimonia chiamata investitura. La nobiltà non è
condizione assolutamente indispensabile per diventare cavaliere:
vi sono casi di servi armati cavalieri, mentre certi nobili non giunsero
mai ad appartenere a questa istituzione.

I gradi della cavalleria
Come tutti gli ordinamenti medievali, anche l’istituzione cavalleresca
ha una gerarchia. Al primo gradino vi è il paggio. Il futuro
cavaliere generalmente inizia il suo apprendistato a sette anni.
Il paggio, figlio di un nobile, si mette al servizio di un nobile
di categoria superiore, imparando a badare al cavallo e a combattervi
sopra.Più o meno a 14 anni, il paggio diventa scudiero. A
questo punto egli viene iniziato al maneggio delle armi, apprende
le regole del combattimento e porta le armi e lo scudo del suo signore
quando va in guerra. Giunto a 21 anni viene armato cavaliere.
La cerimonia dell’investitura
La cerimonia dell’investitura, detta anche “ordinazione cavalleresca”,
si svolge generalmente in una chiesa, altre volte in un castello
feudale o, ancora, in pieno campo di battaglia. Il giovane Don Enrique,
ad esempio, fu armato cavaliere sul campo di battaglia per aver compiuto
atti di valore straordinari nella conquista di Ceuta.
La sera precedente la cerimonia, il candidato digiuna, si confessa
e passa la notte in orazione durante la cosiddetta “veglia delle
armi”. L’ordinazione del cavaliere giunse ad essere considerata
come un ottavo sacramento ma la Chiesa la considerò sempre
al massimo come un sacramentale. La cerimonia comincia con la celebrazione
del Sacrificio Eucaristico. Nell’omelia il sacerdote ricorda gli
obblighi che il cavaliere sta per assumere, poi benedice le armi
che fra poco gli saranno consegnate. Di solito il padrino è
il signore feudale della regione, che, seduto col futuro cavaliere
davanti a sè in ginocchio, lo interroga in merito alle sue
disposizioni nell’assumere gli obblighi che la sua condizione di
cavaliere gli impone; poi riceve il giuramento di obbedienza e quindi
gli consegna pezzo per pezzo l’armatura, lasciando per ultima la
spada. In Francia la cerimonia terminava con la cosiddetta “colèe”:
un gran colpo che il signore feudale dava sul collo del candidato,
dicendogli: “sois preux”, ossia “sii valoroso”. Dopo ciò il
nuovo cavaliere veniva acclamato a gran voce dai presenti.

Doveri
del cavaliere
Gli obblighi morali imposti al cavaliere mettono bene in luce
il valore di questa istituzione. Essi sono: combattere per la fede,
essere sottomesso al feudatario, mantenersi fedele alla parola data,
proteggere i deboli, le vedove e gli orfani, combattere l’ingiustizia.
I poeti medievali fanno la descrizione del cavaliere ideale. Deve
essere “puro di cuore, sano di corpo, generoso, dolce, umile e poco
chiacchierone". In lui sono presenti le due massime qualità
morali richieste ai nobili dell'epoca: coraggio e generosità.
In qualsiasi circostanza il cavaliere deve difendere la fede. Il
giuramento di sostenere la fede in Gesù Cristo, trova la sua
origine nell'abitudine di sguainare la spada alla lettura del Vangelo,
in uso ai primordi della cavalleria. Con ciò si intendeva
manifestare la disponibilità a spargere il proprio sangue
in difesa della dottrina della Chiesa. Ruolo storico del cavaliere.
Questa magnifica istituzione contribuisce molto alla fioritura
di una delle virtù essenziali dell'epoca: il rispetto fra
gli uomini. Il signore deve amare i suoi vassalli ed essi devono
amarlo a loro volta; in questo modo, secondo l'espressione di un
famoso storico, "mai il precetto divino 'amatevi gli uni gli
altri' penetrava in modo tanto profondo il cuore degli uomini".
La fama delle straordinarie virtù del cavaliere corse anche
al di fuori dei confini della Cristianità: mentre San Luigi
IX, Re dei francesi, si trovava prigioniero dei mussulmani, uno dei
loro capi, minacciandolo con le armi, chiese al santo di essere ordinato
cavaliere: "Fatti cristiano", rispose il Re. Tale episodio
spiega l'ammirazione che i nemici della Cristianità avevano
per questa splendida istituzione.
La punizione del cavaliere corrotto
Se un cavaliere violava le leggi della cavalleria, mancava al
suo onore o tradiva il suo giuramento, veniva degradato. La cerimonia
della degradazione era terribile. Il cavaliere indegno veniva condotto
sulla piazza principale della città da un corteo di cavalieri
vestiti a lutto.
Ogni tanto il corteo si fermava e un araldo proclamava ad alta
voce il crimine commesso. Giunti sul luogo della cerimonia, il reo
veniva posto su un cavallo di legno dove gli si toglievano, uno ad
uno, tutti i pezzi dell'armatura dinanzi al popolo riunito, che lo
copriva di scherno. Un cavaliere degradato si riduceva in uno stato
tale che finiva col cambiare città, non trovando più
in alcun ambiente degli aiuti per vivere.
Corruzione e fulgore dell'ideale cavalleresco
Il romanzo "don Chisciotte" di Cervantes, descrive una
cavalleria decadente, romantica e sentimentale, dell'epoca dell'autore,
allo scopo di ridicolizzare l'ideale del suo tempo. Nel XVII secolo,
infatti, gran parte del nobile ideale di servizio alla società
e alla verità, proprio dell'autentica cavalleria medievale,
era già stato perduto. Il più bel frutto della cavalleria
fu la nascita degli ordini religiosi militari, o monastico- guerrieri,
avvenuta nei primi anni del 1100, dei quali il grande S. Bernardo
di Chiaravalle, scrisse:
"Un nuovo genere di milizia, dico,
mai conosciuta prima di ora: essa combatte senza tregua e nello stesso
tempo una duplice battaglia, sia contro i nemici in carne e sangue,
sia contro le potenze spirituali del male nelle regioni dello spirito.
Ed io, invero, non giudico tanto degno di ammirazione che resista
valorosamente ad un nemico corporeo con le sole forze del corpo,
ritenendola, anzi, cosa frequente. Ma anche quando col valore dell'anima
si dichiari guerra ai vizi o ai demoni, neppure allora dirò
che questo è degno di ammirazione, sebbene sia degno di lode
dal momento che si vede il mondo pieno di monaci. Ma quando il guerriero
e il monaco si cingono con vigore ognuno della sua spada e nobilmente
vengono insigniti della loro dignità, chi non potrebbe ritenere
un fatto del genere veramente degno di ogni ammirazione, fatto che
appare del tutto insolito?
Ecco un combattente veramente intrepido e protetto da ogni
lato, che come riveste il corpo di ferro, così riveste l'anima
con l'armatura della fede. Nessuna meraviglia se, possedendo entrambe
le armi, non teme nè il demonio nè l'uomo; non teme
la morte, anzi la desidera. Difatti cosa potrebbe temere in vita
o in morte colui per il quale Cristo è la vita e la morte
un guadagno? Certamente sta saldo con fiducia di buon grado per il
Cristo, ma desidera ancor più ardentemente che la sua vita
sia dissolta per esistere in Cristo: perchè questa è
in verità la cosa migliore. Pertanto, avanzate sicuri, combattenti,
e con animo intrepido respingete i nemici della Croce del Cristo,
stando certi che nè la morte, nè la vita, potranno
separarvi dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù; ripetendo
a voi stessi a ragione in ogni pericolo: 'Sia che viviamo, sia che
moriamo, siamo del Signore' (Rom. XIV, 8). Con quanta gioia tornano
i vincitori dalla battaglia! Quanto fortunati muoiono i martiri in
combattimento! Rallegrati, o forte, se vivi o vinci nel Signore:
ma ancor più esulta e sii glorioso nella tua gloria se morirai
e ti riunirai al Signore. La vita è certo fruttuosa e la vittoria
gloriosa: ma a buon diritto è da preporre a entrambe la morte
sacra. Infatti, se sono beati coloro che muoiono nel Signore, quanto
più lo saranno quelli che muoiono per il Signore!"
(S. Bernardo,
"De
laude novae militiae ad milites templi",
scritto fra il 1128 - data del concilio di Troyes, in cui fu approvata
la Regola dei Templari- e il 1136, il testo completo si trova nella
"Patrologia
Latina"
del Migne) CAPITOLO XV
Il
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La Cavalleria
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