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Notizie
curiose sul Pellegrinaggio
Il Codex calixtinus o Liber Sancti Iacobi è il libro più
importante per la storia del pellegrinaggio a Santiago. Il testo
risale al XII secolo.
Il racconto più antico che descrive la Via Francigena o
Iter Sancti Petri o Via Francesca è quello dell'Arcivescovo
di Canterbury Sigerìco, recatosi a Roma nel 990 per ricevere
il "pallio" e la benedizione papale.
Come si riconosce una via di pellegrinaggio? Da alcuni elementi
fondamentali:
1) La meta ( è quella che dà il nome alla via, come
la via Romea, il camino di Santiago) 2)Le strutture ospitaliere (come l'ospedale di Altopascio) 3) Le devozioni ai santi venerati dai pellegrini ( per es. S.
Giacomo, S. Cristoforo, S. Antonio abate, S. Nicola di Bari, S. Martino,
I Re Magi ecc.) 4) La toponomastica ( es. San Pellegrino) 5) L'archeologia (selciati antichi, ponti, fonti) 6) La cultura (come le leggende carolingie ) 7) La letteratura odeporica, cioè che descrive il viaggio,
come fece Sigerico
Perché le Abbazie regie, fatte costruire dai re Longobardi
o Franchi, si trovano a un giorno di cammino dalla via di pellegrinaggio?
Stanno lontano dalle strade principali dove passano gli eserciti
( e non solo i pellegrini) per non subire saccheggi ed evitare le
distrazioni. L'abbazia di S. Antimo è a 20 km. dalla Francigena.
La Via Micaelica è quella che conduce al Santuario di San
Michele a Monte S. Angelo sul Gargano.
La Via Lauretana conduce alla Santa Casa di Loreto.
Lo strano e inquietante Ponte di San Giacomo.
A Loreto Aprutino,
nella Chiesa di S. Maria in Piano, c'è un affresco che rappresenta
il giudizio delle anime. Queste sono rappresentate come pellegrini
che devono superare un ponte largo all'inizio, ma che si restringe
sempre più fino a diventare una striscia sottile. Alcune anime
precipitano nel fiume sottostante, altre riescono a passare e sono
accolte da S. Michele che le pesa e le giudica.
La Contrada del Nicchio a Siena ricorda col suo simbolo, la conchiglia,
che anticamente il patrono della contrada era Santo Jacopo.
Le Vie di Transumanza, che portavano verso la Puglia, erano percorse,
oltre che dalle greggi e dai pastori, anche dai pellegrini diretti
al culto di San Michele sul Gargano.
Le Peregrinationes maiores sono quelle dirette a Gerusalemme,
Roma, Santiago di Compostela.
Quanto costava un pellegrinaggio? Tanto. Essendoci poca moneta
circolante, il pellegrino si finanziava vendendo o ipotecando i propri
beni per realizzare una certa quantità di moneta. Per il resto
confidava nella carità del prossimo.
L'uso del bordone indica che la maggior parte dei pellegrini andava
a piedi. Ancora oggi per avere il certificato di pellegrino a Santiago
( la famosa Compostela) bisogna percorrere a piedi almeno gli ultimi
100 km.
I segni distintivi del pellegrinaggio effettuato sono:
per Gerusalemme una foglia di palma di Gerico;
per Roma le chiavi di San Pietro, la Veronica, croci, scapolari,
pazienze, quadrangulae (immagini di santi di piombo);
per Santiago la conchiglia di Finisterre, detta anche cap'e sante
in ricordo della sacra testa dell'apostolo Giacomo.
La varia umanità di pellegrini: in mezzo alle persone mosse
da sincera fede, c'erano briganti, trafficanti, prostitute, curiosi,
avventurieri, vagabondi, tanto che girava un detto, "qui multum
peregrinantur, raro sanctificantur" ( chi fa molti pellegrinaggi
raramente diventa santo).
Perché si considera Roma un'altra Gerusalemme?
Perché quando Gerusalemme nel 640 cadde in mano agli Arabi
il flusso dei pellegrini verso la Terrasanta diminuì notevolmente,
anche se non del tutto grazie alla tolleranza degli Arabi. Roma così
prese il posto di Gerusalemme. Del resto anche questa città,
secondo la tradizione, era stata onorata dalla persona di Cristo
incontrato da Pietro sulla via Appia,dove lasciò le impronte
dei piedi su una pietra. Sul luogo c'è la chiesa "Quo
vadis, Domine?"
La reliquia più venerata a Roma è la Veronica (
da "vera icona") : un telo su cui Cristo avrebbe lasciato
impresso il suo volto bagnato di sangue e sudore. Durante il sacco
di Roma da parte dei lanzichenecchi (1527), tale reliquia scomparve.
Ne restano molte copie. Recentemente il gesuita tedesco e storico
dell'arte Heinrich Pfeifer è sicuro di aver ritrovato il "velo
santo" originale a Manoppello in Abruzzo, nel santuario del
Volto Santo.
Il cimitero dei pellegrini morti a Gerusalemme si trova nella
Valle del Giudizio Universale, Giosafat, nel campo di Aceldama.
Il pellegrinaggio più lungo è quello compiuto dall'Islanda
a Roma e Gerusalemme dall'abate Nikulas de Munkathvera tra il 1151
e il 1154.
L'agenzia di viaggio più seria e affidabile era Venezia.
Organizzava convogli di navi per la Terrasanta a scadenze precise,
con tariffe "tutto compreso" (viaggio, vitto, alloggio,
pedaggi e tutti gli extra). Per i pellegrini più poveri c'era
una tariffa ridotta del 50% rispetto a quella normale, che tuttavia
equivaleva al salario di un anno! "Nulla altra natione è
tanto sicura da pyrati et ladri maritimi quanto la veneta".
Quanto tempo durava il pellegrinaggio dall'Italia a Santiago?
Una media di 6 mesi, dal centro Italia.
Il pellegrinaggio armato sono considerate le Crociate per la conquista
del Santo Sepolcro.
Matamoros è detto San Giacomo, perchè, secondo una
leggenda medievale, il santo sarebbe comparso in cielo su un cavallo
bianco, impugnando una spada, nella battaglia di Clavijo, favorendo
la vittoria delle truppe del re delle Asturie Ramiro I sui musulmani.
Capo Finisterre ovvero la fine del mondo. Alcuni pellegrini jacopei,
una volta giunti a Santiago, andavano a Finisterre per imitare S.
Giacomo, considerato il più intrepido fra tutti gli apostoli
per aver raggiunto gli estremi confini della Terra ( Finis Terrae=
Fine della terra). Quel luogo era diventato uno dei luoghi simbolici
più alti, con Gerusalemme e Roma, della geografia cristiana
del mondo. Il pellegrino certificava di essere stato "alla
fine del mondo" esibendo la celebre conchiglia raccolta sulla
spiaggia atlantica.
L'importanza di San Giacomo deriva dalla maggiore intimità
con Gesù. Infatti con San Pietro e suo fratello Giovanni aveva
avuto il privilegio di assistere alla Trasfigurazione, cioè
alla manifestazione visibile della divinità del Maestro. Inoltre
era l'Apostolo che si era spinto più lontano di tutti nella
sua opera di evangelizzazione.
Ridimensionato il pellegrinaggio a partire dal secolo XVI. E'
il periodo della Riforma Protestante che contestò ( e contesta)
il culto dei santi e delle reliquie e di conseguenza la loro venerazione
attraverso il pellegrinaggio. Con gli abitanti dell'Europa che aderirono
al Protestantesimo venne meno una notevole porzione di pellegrini.
Le malattie di cui il pellegrino chiedeva la guarigione sono citate
nel Liber Sancti Jacobi: lebbra, sistema nervoso (frenetici, energumeni,
paralitici), occhi, reni, polmoni e bronchi, artrite, podagra, reumatismi,
stomaco, fegato, intestino.
I peccati gravi da espiare con il pellegrinaggio imposto come
penitenza. I religiosi: furto sacrilego, lussuria, violazione del
segreto della confessione. I laici: adulterio, furto di denaro destinato
alla Chiesa. Per l'omicidio si compiva il pellegrinaggio incatenati.
Gli eretici ,con una croce gialla sulle spalle e un inquisitore alle
calcagna.
Pellegrino per incarico era chi, per guadagnarsi da vivere, lo
faceva a pagamento al posto di altri che non potevano effettuarlo
personalmente a causa di morte, malattia o persino per motivi politici.
Un reliquiario incredibile. E' l'arca santa di Oviedo, che custodiva
quasi un centinaio di reliquie, tra cui: il lenzuolo che avvolse
il corpo di Gesù, il sudario che copriva il suo volto nel
sepolcro, un pezzo di pane dell'Ultima Cena, il latte rappreso della
Madonna, il legno della Croce, le spine della Corona di Gesù,
i sandali di San Pietro, la scarsella di S. Andrea, i capelli della
Maddalena, la terra del Monte degli Olivi e del Santo Sepolcro.
Il Guiness dei pellegrini medievali è detenuto dal Beato
Nevolone da Faenza, un calzolaio del terz'Ordine francescano, morto
nel 1280. Egli andò in pellegrinaggio da Faenza a Santiago
ben 11 volte. Una donna, la pisana Santa Bona, non fu da meno: andò
a Santiago "solo" 9 volte!
La velocità media a piedi del pellegrino era di circa 25/30
Km. al giorno. Chi andava a cavallo faceva meno fatica, ma non guadagnava
granchè in velocità: 40/50 Km. al giorno. L'animale
richiedeva molta cura e bisognava provvedergli biada, fieno, abbeveratoio,
stalla o recinto per la notte, maniscalco per la ferratura e veterinario
in caso di malattia.
I pericoli "naturali" più frequenti per i pellegrini:
frana improvvisa, smarrimento della strada, imbizzarrimento della
cavalcatura, guadi con improvvise piene, assideramento sulle montagne,
attacco di cani rabbiosi, assalto di un branco di lupi.
I pericoli "umani" per i pellegrini. Impossibile elencarli:
è una lista molto più lunga e imprevedibile di quelli
"naturali". La guerra, bande di briganti, falsi pellegrini,
assassini, rapinatori, albergatori o tavernieri infidi, prostitute
in combutta con i ladri, ruffiani, medici e speziali manipolatori
di pozioni ed elettuari truffaldini , chierici furfanti, laici travestiti
da preti, spacciatori di reliquie fasulle, somministratori di bevande
soporifere, falsari di monete pesi e misure, spacciatori, osti sofisticatori
di vino e alimenti. Per informazioni: consultare Dante e Boccaccio!
Il vocabolario essenziale del pellegrino. Alcune guide fornivano
la traduzione di parole di primaria importanza, soprattutto nell'impossibile
e difficilissima lingua del paese basco, dove era d'obbligo passare.
Sono tutte riferite al problema del pasto, dell'alloggio, della religione,
delle donne: Dio, Madonna, pane, vino, carne, pesce, casa, chiesa,
prete, padrone e padrona di casa, grano, acqua, re, S. Giacomo, sale,
avena, cacio, oste , numeri da 1 a 10, quanto costa? Buongiorno,
Bella ragazza vuoi venire a letto con me?
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LA VIA FRANCIGENA DEL SUD
A piedi sulla Via Francigena del Sud, da Roma a Monte Sant'Angelo
Viene così chiamata perché collega Roma con Monte
S.Angelo, ove si trova l'antichissimo santuario ipogeo di San Michele.
Viene anche chiamata "Via dell'Angelo" o "Francigena
del Sud" perché costituisce l'ideale prosecuzione della
via che collega il nord Europa con Roma.
Il suo tracciato segue l'itinerario della romana Via Latina (detta
più comunemente Casilina) o della Via Appia fino a Capua e
lungo la Via Appia Traiana.
Tra il 1151 ed il 1154 Nikulas di Munkathvera, abate islandese
del monastero di Thingor, si recò in pellegrinaggio a Roma
e a Gerusalemme e scrisse un diario accurato nel quale descrisse
itinerari, varianti di percorso, luoghi visitati. Oltrepassata Roma
l'abate scelse la Via Latina in quanto la Via Appia nel tempo si
era andata impaludando nell'area Pontina; passò da Frascati,
Ferentino, Ceprano, Aquino, Capua, Montecassino, Benevento, Siponto,
Barletta, Trani, Bisceglie, Molfetta, Bari
Un'altra descrizione di questo percorso è stata lasciata
dal re francese Filippo Augusto che, tornando alla fine del secolo
XII dalla terza crociata, sbarcò ad Otranto, seguì
la costa pugliese percorrendo poi la via Appia Traiana e la Via Latina,
in un percorso coincidente in sostanza con quello di Nikulas.
Questa direttrice di viaggio ha garantito, fin dall'epoca romana,
un collegamento tra il mediterraneo orientale e Roma. Le navi potevano
attraccare ad Otranto, Brindisi, Bari, Siponto. Le vie consolari,
nonostante l'abbandono seguito alla decadenza e poi alla caduta dell'impero
romano, che ne garantiva la continua manutenzione, conducevano a
Roma e, attraverso la Via Francigena, all'Italia e all'Europa del
nord. Questa direttrice fu quindi utilizzata per scopi commerciali,
civili, bellici oltre che per scopi di pellegrinaggio.
Anche su questa Via erano presenti luoghi di ospitalità
e protezione dei viandanti e dei pellegrini. Diversi ordini cavallereschi
e congregazioni ospitaliere assicuravano questo servizio, stimolati
a questo dallo slancio religioso costituito dalle sette Crociate
che, fra l'XI ed il XIII secolo, fecero transitare nell'Italia del
sud eserciti, volontari, pellegrini, uomini di chiesa. La necessità
di provvedere anche al sostentamento di queste persone spinsero questi
ordini religiosi e cavallereschi ad intraprendere attività
agricole e commerciali.
I principali ordini cavallereschi su questa via erano i Templari,
i Cavalieri Teutonici, gli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme.
Le principali congregazioni ospedaliere erano l'Ordine di Santo
Spirito, i Cruciferi, e Betlemiti.
L'itinerario odierno non è ancora definito in modo univoco.
Verso
il Monte dell'Angelo
un pellegrinaggio da Roma a Monte Sant'Angelo. L'itinerario da
seguire era quello sino a Cassino.
Di qui, si raggiunge Lucera, San Severo, San Giovanni Rotondo,
Monte Sant'Angelo
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Sui passi (perduti) della storia - La via francigena di Chiara Divella
Quella piccola e stretta viuzza che da piazza Mercantile conduce
a palazzo Calò Carducci, passando dai locali notturni della
movida barese, porta un nome importante e carico di storia. Ma la
targa trascurata, che ricorda la denominazione della via, difficilmente
risalta agli occhi.
Si tratta della “Via Francigena”, nome che non potrebbe parlarci
di altro se non di qualche legame con paesi stranieri e, in modo
particolare, con la Francia. Non siamo del tutto fuori strada.
Se tornassimo indietro di quasi mille anni vedremmo in questa
via, davanti ai nostri occhi, quell'andirivieni di una folla pittoresca
in occasione della festa di San Nicola. Una folla fatta di pellegrini
col petaso in testa (cappello a larghe tese), con sanrocchino (mantello
con cappuccio), bordone (bastone) e scarsella (bisaccia). Lenti sui
loro passi, affrontano con religiosità e devozione quello
che, definito a ragione “cammino di san Nicola”, nacque addirittura
un cinquantennio prima del ben più famoso Cammino di Santiago.
Fu proprio l'arrivo delle reliquie di San Nicola a confermare
il ruolo di Bari come “stazione devozionale”. Per comprendere a fondo
quello di cui stiamo parlando, occorre fare un piccolo passo indietro,
precisamente al IV-V secolo d. C.
Era questo il periodo storico durante il quale erano state ultimate
le grandi basiliche memoriali volute da Costantino nella città
santa (Monte degli Ulivi, Natività, Santo Sepolcro). Divenute
luoghi di visite e “stazioni” rituali, prese avvio la pratica del
pellegrinaggio non solo a Gerusalemme, ma anche ai luoghi santi del
resto della Palestina.
A Roma si veneravano già dal II secolo d. C. le tombe di
Pietro e Paolo, oltre alla miriade di martiri e Santi i cui corpi
erano custoditi nelle catacombe. Dopo la perdita definitiva della
Terrasanta nel 1291, fu Roma ad ereditare la santità di Gerusalemme.
Le antiche strade furono divise in itinerari diversi: quelle che
convergevano verso Roma (via Romea) e quelle che coinvolgevano anche
Inghilterra, Germania, Francia e Spagna. Quest'ultimo itinerario
era proprio quello denominato “via fragigena”, che toccava Roma e
proseguiva per Bari e Brindisi.
Da questi porti, poi, era possibile salpare verso Antiochia, Alessandria,
Costantinopoli ed altre città. Bari, dunque, venne a trovarsi
al centro del sistema viario di collegamento tra estremo Occidente
(Santiago di Compostela) e vicino Oriente (la Terrasanta).
Il tratto del percorso della via francigena, attestato dal toponimo
conservato di “ruga fragigena”, assieme alla chiesa di San Giacomo,
costituiscono due importanti testimonianze, tuttora presenti nella
città vecchia, relative al transito dei pellegrini provenienti
dall'Occidente e diretti a Gerusalemme. La via è ricordata
in due documenti del Codice diplomatico barese. Uno risale al 1153
ed è relativo ad un prestito, garantito da una casa posseduta
“in rugam francigenam”, davanti all'atrio della chiesa di Santa Pelagia,
oggi Sant'Anna. L'altro, del 1253, è quello che elenca fra
i beni dotali di una certa Sikelgaita una casa situata nella stessa
via.
Ogni Maestro ha Quattro discepoli
Uno segue i consigli dei Maestro e sale in bell'ordine con Lui. Un altro, alle sue spalle, ne forza le indicazioni e sovente finisce
per nuocere a sé stesso. Un altro ancora approfitta della Sua assenza per inutili ciarle,
così distrugge se stesso. Un altro infine, dietro un angolo, lo condanna e lo tradisce;
Il destino di questi è spaventoso.
Chi è il traditore?
Chi calunnia; Chi non parla; Chi si appropria; L'ipocrita; o il denigratore che attende la caduta dell'Insegnamento?
Afferma che il Maestro lo si realizza e lo si comprende.
Il Codex Calixtinus
PREGHIERA DEL PELLEGRINO
- CODEX CALIXTINUS XII SEC. IN LINGUA FRANCESE
Il Codex Calixtinus (occasionalmente chiamato anche Codex Compostellarum),
composto da cinque libri e la cui redazione è databile alla
metà del secolo XII, è una delle testimonianze manoscritte
più importanti per lo studio della cultura medievale: infatti
non solo contiene informazioni dettagliate sulla vita quotidiana
dei pellegrini diretti a Santiago di Compostela, sulle vicende di
San Giacomo e sul relativo culto, ma documenta anche il più
antico repertorio musicale polifonico di area francese.
Le sue 226 carte pergamenacee si suddividono in cinque sezioni
più un'appendice, aggiunta probabilmente intorno agli anni
1160-'65; è proprio quest'ultima parte del codice a tramandare
una ventina di brani polifonici (organa e conductus) molto vicini
agli stilemi musicali della Francia del Nord (nonostante utilizzino
invece la medesima notazione della Francia meridionale), e dotati
dei nomi degli autori - anche in questo caso si tratta di una novità
assoluta, per composizioni di tipo polifonico.
Il I libro contiene a sua volta brani musicali, ma si tratta di
composizioni monodiche (ovvero, scritti per un'unica voce e quindi
eseguiti all'unisono da un piccolo coro); i libri II, III, IV sono
dedicati alla vita di San Giacomo, mentre il V costituisce la celebre
guida “pratica” per i pellegrini sulla via di Santiago, la più
antica a noi nota.
Investito presto da una grande popolarità, il Codex venne
copiato in moltissimi altri esemplari (oggi ne rimangono circa 300,
cifra ragguardevole, trattandosi di testimonianze di più di
otto secoli fa), ed il suo testo venne “sezionato” e tramandato tramite
innumerevoli estratti, adattamenti ed edizioni ridotte, spesso ancora
prima che l'intero manoscritto fosse terminato; il corpus di tutte
queste preziose testimonianze è denominato complessivamente
Liber Sancti Jacobi, e consta soprattutto di libelli dal formato
ridotto, maneggevoli e “pratici”, adatti alle esigenze dei numerosissimi
pellegrini che si mettevano in viaggio alla volta di Compostela.
Le vicende della transazione delle spoglie di San Giacomo in Galizia
e la successiva scoperta della sepoltura ad opera di Carlo Magno
ebbero notevole fortuna, ma furono soprattutto i racconti relativi
ai miracoli compiuti dal santo a rendere il Codex Calixtinus (o sue
determinate sezioni) un vero best-seller del basso Medioevo.
Quanto al termine calixtinus, esso deriva dalla lettera, attribuita
in passato a papa Callisto II (1119-1129) e presente all'inizio del
manoscritto, che il pontefice avrebbe inviato ai monaci benedettini
di Cluny dichiarandosi responsabile dell'esecuzione del codice e
raccomandandone la lettura; tuttavia, si è ormai da tempo
accertato che il copista (molto probabilmente si trattò di
uno solo, di provenienza franca ma temporaneamente residente a Santiago)
non fu il papa, ma un compilatore a tutt'oggi rimasto anonimo.
Ma fu lo stesso copista ad alimentare la convinzione che il codice
fosse opera di papa Callisto, affermandolo in una sorta di dichiarazione
autografa sugli obiettivi del suo lavoro, compresa nello stesso manoscritto
e “corroborata”, nelle carte finali, da un ulteriore documento in
cui Innocenzo III (1130-1143) ribadisce la paternità calistina
del Codex.
Le composizioni musicali di tipo polifonico sono costituite soprattutto
da conductus; talvolta è presente anche un ritornello, dotato
di intonazione musicale differente da quella della strofa. Grande
è il legame con le melodie gregoriane: mentre infatti quasi
tutti i brani polifonici di provenienza aquitana (quindi attinenti
alla parte meridionale della Francia) venivano composti interamente
ex novo, nel caso del Calixtinus gli autori si basavano sulla melodia
gregoriana, sulla quale imponevano la seconda voce; inoltre, la monodia
“tradizionale” interrompeva la composizione polifonica in modo da
creare alternanza tra esecuzione a più voci ed esecuzione
all'unisono.
Tutto questo era assente nella prassi compositiva aquitana, gravitante
soprattutto (ma non esclusivamente) intorno al centro di San Marziale:
anche i brani polifonici a noi noti provenienti da quest'area geografica
(circa 70, tutti a due voci) si organizzano nella struttura del conductus,
ma vengono denominati versus, e nascono quasi esclusivamente per
un contesto paraliturgico e devozionale, e non liturgico in senso
stretto - ecco quindi la preferenza per l'argomento natalizio o mariano,
ed il forte legame con le manifestazioni processionali.
Al contrario, le consuetudini musicali documentate dal Calixtinus
denotano il forte legame dei brani polifonici con la liturgia di
Messa e Ufficio, già da tempo accompagnata da composizioni
monodiche tratte dal repertorio gregoriano, ma che ora, con la polifonia,
si arricchivano di uno splendore sonoro tutto particolare - oltre
ovviamente a costituire una pietra miliare per l'evoluzione dell'arte
musicale in Occidente.
Come si è detto, si parla di brani tutti a due voci, ma
in un caso - più precisamente, per il famoso Congaudeant Catholici
- sussiste l'ipotesi che esso sia il primo esempio noto di polifonia
a tre voci: sul tetragramma sono riportate infatti tre linee melodiche,
due vergate in inchiostro nero ed una in rosso; tuttavia, se si trattasse
davvero dell'esecuzione simultanea di tutte e tre le melodie si realizzerebbero
scontri dissonanti “sospetti” per l'epoca, invece assenti se si procede
all'esecuzione di due melodie per volta (la più grave nera
con la mediana rossa, oppure le due in nero).
D'altra parte, l'esecuzione di forti dissonanze in polifonia era
prassi consolidata già intorno alla metà del 1100,
sia in quella a due voci sia nell'unico altro brano (sicuramente)
a tre voci databile al secolo XII, ovvero il Verbum Patris umanatur
tràdito dal Cambridge Songbook: anche qui le dissonanze sono
forti, ma inequivocabili, visto che la notazione utilizzata è
uniforme e l'inchiostro per le diverse parti melodiche è il
medesimo.
Riassumendo: anche se non ve n'è la certezza, il Codex
Calixtinus potrebbe dimostrarsi “pionieristico” anche sul lato dell'organico
polifonico, contenendo una probabile composizione a tre voci, la
più antica conosciuta, che ad ogni modo non sarebbe un esempio
del tutto isolato, vista l'esistenza di un brano analogo nel repertorio
inglese.
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