Templari, la verità dopo sette secoli
Il 25 il Vaticano ha
pubblicato gli atti del processo che distrusse l’Ordine. Sono stati
ritrovati nel 2001 da una ricercatrice in una pergamena che si credeva
perduta.
E’ un’opera preziosa
e segreta, quella che è stata presentata nella Sala Vecchia
del Sinodo, in Vaticano. Il titolo è di quelli che fanno venire
l’acquolina in bocca agli appassionati del genere mistico-esoterico: il
Processus contra Templarios si basa, sostanzialmente sul Foglio di
Chinon, la pergamena scoperta nel 2001 dalla ricercatrice Barbara Frale
nell’Archivio Segreto Vaticano. Ed è proprio l’Archivio che ha deciso
di pubblicare quella che viene definita un’opera «monumentale». È un
progetto prezioso, un’edizione rigorosamente limitata a 799 esemplari,
contenente la riproduzione fedele degli originali conservati
nell’Archivio.
L’opera s’inserisce
negli Exemplaria Praetiosa, ovvero la più elaborata pubblicazione che
l’Archivio abbia finora realizzato. «È un’opera importante - dice lo
storico Franco Cardini, che parteciperà alla presentazione del volume
-. Contiene gli ultimi documenti pubblicati sulla vicenda, con la
pergamena originale rintracciata in Vaticano». La pergamena fu scritta
nel 1312, l’anno dello scioglimento dell’Ordine da parte del papa; uno
scioglimento, tiene a precisare Cardini, non una condanna: «La
prerogativa del papa era quella di sciogliere l’Ordine, ma non lo
condannò mai». Il Foglio di Chinon, sfuggito per secoli e secoli
all’attenzione degli studiosi a causa di un errore nell’archiviazione
compiuto nel XVII secolo, getta una nuova luce sulla fine di quello che
fu uno degli Ordini più potenti e famosi del mondo e, fra l’altro,
testimonia che il pontefice non lo considerava eretico. La condanna per
eresia dei tribunali ecclesiastici locali «si fonda sulle confessioni
di alcuni Templari - spiega Cardini - che però poi ritrattarono e per
questo motivo furono considerati “relapsi”, cioè ricaduti nell’errore
per cui erano stati processati e condannati. E il potere temporale,
l’unico che aveva l’autorità per farlo, li condusse al rogo».
Quanto sia importante
per l’Archivio quest’opera lo dimostra il «cast» dei presentatori:
oltre all’archivista bibliotecario di Santa Romana Chiesa,
l’arcivescovo Raffaele Farina (futuro cardinale) e al prefetto
dell’Archivio segreto vaticano, il vescovo Sergio Pagano, ci saranno
Frale, Cardini e l’archeologo e scrittore Valerio Massimo Manfredi.
«Tra le accuse che
vennero rivolte ai Templari - spiega Cardini - c’erano quelle di essere
stati in qualche modo sedotti dall’Islam e attirati dall’eresia catara.
Due elementi che non potevano coesistere». Cardini sta per pubblicare
per Vallecchi un libro intitolato "La tradizione templare", che rifà la
storia dell’Ordine, non trascurando le ricostruzioni del Codice Da
Vinci di Dan Brown. I motivi della condanna furono politici (francesi)
e non religiosi: «Gli avvocati del re di Francia non avevano in fondo
bisogno di costruire un coerente edificio accusatorio: quel che
interessava loro era che fosse efficace e credibile al livello
dell’opinione pubblica».Salendo sul rogo, Jacques de Molay (in
un’immagine ottocentesca) avrebbe maledetto Filippo il Bello e Clemente
V. E, in effetti, il papa morì un mese dopo di dissenteria, il re di
Francia nel dicembre successivo per una caduta da cavallo. Sempre
secondo le innumerevoli leggende fiorite sulla fine dei Templari, il
Gran Maestro avrebbe anche maledetto la casa reale francese «fino alla
tredicesima generazione»: appunto quella di Luigi XVI, morto, anche lui
sul patibolo durante la Rivoluzione.
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