Giacomo, figlio
di Zebedeo e di Salome, nasce a Betsaida e il suo nome, in lingua
aramaica, ha il significato di “colui che segue le orme del Signore”.
È fratello di Giovanni, uno dei quattro Evangelisti.
Sulle rive
del lago di Tiberiade incontra e segue il Cristo, lasciando l’umile
e pacifico mestiere di pescatore. Dopo la crocifissione del Maestro,
per circa dieci anni evangelizza la Samaria, la Giudea, la Siria.
Si reca quindi, secondo una tradizione consolidata, in Spagna;
infine ritorna in Giudea, dove, nel 44 d.C., per ordine di Erode
Agrippa viene decapitato. È il primo apostolo ad essere
martirizzato.
Fin dai primordi
del Cristianesimo, è invalso l’uso di aggiungere, accanto
al suo nome, l’appellativo di Maggiore per distinguerlo dall’altro
Giacomo, anch’egli Apostolo, ma di minore età.
È nell’alto
medioevo che San Giacomo Maggiore Apostolo comincia ad essere
raffigurato come un ardimentoso cavaliere, che sbaraglia con la
sua spada i nemici della Fede, in particolare i Mori. Come sia
potuto accadere una simile trasformazione, da umile pescatore
e pacifico predicatore a santo guerriero, è presto detto.
Come accennato,
una costante tradizione, mai venuta meno perfino sotto la dominazione
araba, vuole che sia stato proprio San Giacomo a cristianizzare
la nazione iberica. In forza di questa tradizione, nel IX secolo,
vengono traslate le reliquie del Santo Apostolo in Compostella,
dove immediatamente sorge un santuario. Il luogo diviene così
meta di un continuo pellegrinaggio dalle contrade più vicine,
poi da quelle più lontane, infine da tutta la Spagna cristiana.
A rafforzare vieppiù questa fede popolare concorre lo strepitoso
fatto d’arme di Clavijo, una delle tante battaglie della Reconquista
spagnola.
A Clavijo le
schiere cristiane stanno per essere sopraffatte da quelle saracene.
Tutto sembra perduto, quando l’invocazione a San Giacomo capovolge
le sorti della battaglia, che si trasforma quindi in una rotta
totale per i Mori. Si grida al miracolo da parte dei guerrieri
cristiani, i quali giurano di aver visto il Santo, armato di spada,
cavalcare, innanzi a loro, contro la linea nemica ed infrangerla.
Da quel giorno
la fama di San Giacomo Maggiore Apostolo, quale santo guerriero
da invocare all’inizio di ogni “buona battaglia” contro i nemici
della Cristianità, travalica i confini della stessa Spagna,
che peraltro lo ha eletto a suo celeste patrono.
Dappertutto
comincia a radicarsi la consuetudine di festeggiare il Santo il
25 luglio, giorno della traslazione a Compostella delle sue reliquie.
Ogni anno, dagli angoli più sperduti d’Europa, partono
innumerevoli gruppi di fedeli per l’agognato pellegrinaggio a
piedi al santuario spagnolo.
Spesso si tratta
di migliaia di chilometri da percorrere, tra pericoli di ogni
genere. Si può affermare che nel Medioevo questo pellegrinaggio
rivesti, per il cristiano, quasi la stessa valenza mistica di
quello in Terrasanta. Ed è forse questa considerazione
a dare l’idea a 13 uomini d’arme di costituire un Ordine di Cavalieri,
a difesa ed assistenza appunto dei pellegrini diretti al Santuario
di San Giacomo di Compostella, in analogia a quanto fanno altri
Ordini a Gerusalemme e nelle terre d’oltremare per quelli in visita
al Santo Sepolcro.
È da
precisare che già i Canonici di S. Eligio provvedevano,
per proprio conto, ad accogliere e rifocillare nei loro ospizi
i pellegrini diretti a Compostella. Anche questi canonici confluiscono
nel costituente Ordine. Dopo di che si chiede e si ottiene la
licenza reale da parte di Ferdinando II di Leon e Galizia. Infine
una delegazione, capeggiata dal nobile Pedro Hernandez de Fuente
Enzalada, parte alla volta di Roma, dove riceve la bolla di conferma
da papa Alessandro III. Nasce così ufficialmente l’Ordine
Cavalleresco di San Giacomo della Spada e primo Gran Maestro ne
è proprio Pedro Hernandez. La regola assegnata è
quella di Sant’Agostino. È l’anno del Signore 1175, il
giorno 5 di luglio.
Massimi dignitari
dell’Ordine, oltre il Gran Maestro, sono il Priore ed il Gran
Commendatore; li coadiuva un consiglio di 13 cavalieri, a perenne
ricordo del numero dei fondatori. Questo consiglio esercita il
diritto di eleggere il Gran Maestro e di deporlo nei casi previsti,
sentiti però il Priore e il Capitolo Generale. Per statuto
quest’ultimo deve obbligatoriamente riunirsi, ogni anno, nella
festività di Tutti i Santi.
Una peculiarità dell’Ordine è di annoverare tra
le sue fila delle canonichesse, che, nei loro conventi, hanno
l’obbligo di dare alloggio ai pellegrini e di provvedere alle
conseguenti necessità.
La correzione di eventuali abusi da parte dei cavalieri o la
denuncia di essi al Capitolo è affidata a quattro Visitatori,
veri e propri ispettori, temutissimi per i loro ampi poteri. Le
funzioni religiose sono espletate da canonici regolari ascritti
anch’essi all’Ordine.
Condizione indispensabile per essere Cavalieri di San Giacomo
è quella di aver avuto nobili natali. Dal 1652 occorrerà
provare i quattro quarti di nobiltà, sia paterna che materna.
Anche la sposa del cavaliere deve dare le medesime prove di nobiltà.
L’aspirante cavaliere è tenuto, oltre alle predette
prove di nobiltà, ad un duro noviziato di 6 mesi d’imbarco
sulle navi del re e di un mese in un monastero per apprendere
la Regola. Sottoposti alla medesima regola agostiniana i Canonici
dell’Ordine, i quali, seppure non tenuti alle prove di nobiltà,
devono farsi attestare, per l’ammissione, che i loro antenati
paterni e materni, per quattro generazioni, non hanno esercitato
alcuna “arte meccanica e vile”.
Per secoli,
durante tutto l’arco della Reconquista, l’Ordine è una
vera propria comunità di monaci – guerrieri. I Mori imparano
presto a conoscere il terribile impeto, con cui questi cavalieri
usano andare all’assalto. La sola vista dei loro stendardi da
guerra getta nello sconforto le schiere nemiche.
La potenza
dell’Ordine di San Giacomo della Spada è in continua ascesa.
Suddiviso all’inizio nelle tre grandi Commende di Leon, Castiglia
e Montaluan, finirà poi per comprendere più di 100
commende, da cui dipenderanno oltre 200 priorati. L’Ordine possiede,
al di là di innumerevoli monasteri, ospedali e castelli,
ben 2 città e 178 paesi. Una simile temibile potenza comincia
a far ombra perfino ai Reali di Spagna. A corte si trama pertanto
per arginare in qualche modo tale potenza. Si coglie l’occasione,
nell’anno 1493, alla morte del 43° Gran Maestro, don Alonzo
de Cardenas, che segue di un anno la presa di Granada.
La definitiva
cacciata dei Mori dalla Spagna ha determinato una grave crisi
nell’Ordine, in quanto è venuta meno la sua funzione primaria,
quella di ben oliata macchina da guerra contro gli Infedeli. Crisi
aggravata poi dalla scomparsa del Gran Maestro. Di ciò
ne approfittano i nuovi re cattolici di Spagna, Ferdinando ed
Isabella, che avocano nelle loro mani la giurisdizione dell’Ordine.
Con bolla del 12 maggio 1522 papa Adriano VI sancisce la situazione
di fatto, riunendo definitivamente alla Corona di Spagna il Gran
Magistero dell’Ordine di San Giacomo della Spada, insieme a quelli,
altrettanto famosi e potenti, di Calatrava e di Alcantara. Da
quel momento l’Ordine diviene una mera istituzione nobiliare.
La divisa originaria
dei monaci – cavalieri di San Giacomo è costituita, ad
imitazione di quella degli Ospitalieri e dei Templari, da un ampio
mantello bianco con la rossa croce avente le due aste laterali
gigliate, la superiore in forma di cuore e l’inferiore a punta
di spada. Il cuore, il giglio e la spada. Il cuore ad indicare
la dedizione e l’ardimento, il giglio a glorificare la Vergine
Maria e la spada a difesa della Fede.
Arma araldica
dell’Ordine è la croce sopra descritta, caricata da una
conchiglia d’oro, in campo d’oro.
Lo stendardo
da guerra è di giallo con la medesima croce di rosso, caricata
da una conchiglia e cantonata da quattro conchiglie di oro. All’ombra
di questo glorioso vessillo, per secoli i Cavalieri di San Giacomo
delle Spada si batteranno da leoni, nella buona e nella cattiva
sorte, per la salvezza dell’anima loro e a maggior gloria del
loro Celeste Patrono.
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